martedì 6 ottobre 2009

Capitan Uncino e la giustizia a orologeria


di Andrea Passamonti
Nel manuale Istituzioni di Diritto Privato di Pietro Trimarchi si legge: «Il processo è una vicenda pratica, nella quale non si può pretendere di raggiungere la certezza assoluta. In materia penale occorre, ed è sufficiente, una certezza esente da ogni ragionevole dubbio. In materia civile il criterio può essere forse meno rigoroso. Occorre però in ogni caso che si tratti di una probabilità preponderante». Insomma, si può essere assolti in materia penale e condannati in materia civile.
È vero, si tratta ancora di una sentenza di primo grado, ma secondo il Tribunale civile di Milano Silvio Berlusconi è a fini civilistici «corresponsabile della vicenda corruttiva» alla base della sentenza con cui Mondadori fu assegnata a Fininvest, allora amministrata dal Cavaliere.
E se per Il Giornale di Feltri Berlusconi viene accusato di un reato per cui non è mai stato condannato penalmente, il diritto ci dice che non è impensabile una sentenza di questo genere.
In fondo è una probabilità preponderante che l’amministratore della società sia a conoscenza della corruzione di un giudice con denaro (tre miliardi di lire) proveniente da conti esteri di cui era beneficiaria la sua società.
Nonostante questo c’è chi grida alla giustizia a orologeria, come il buon vecchio Capitan Uncino gridava non appena si avvicinasse il ticchettio del coccodrillo. E come il Capitano, il Cavaliere chiama a raccolta i suoi tanti Spugna per sparare a zero contro una sentenza non gradita.
Così la maggioranza parte al contrattacco inneggiando a golpe giudiziari, disegni eversivi e, in ultimo, a una manifestazione di piazza contro la decisione giudiziaria, con la possibilità di un pericoloso precedente e, questo si, golpe antidemocratico.
Intanto l’opposizione insorge richiamando al rispetto della magistratura, ma un imperativo è d’obbligo: guai a sconfiggere Berlusconi solo attraverso la giustizia o cavalcandone l’onda. Si spalancherebbe la strada al prossimo Cavaliere e di “Cavalieri”, se permettete, uno basta e avanza.

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