martedì 15 settembre 2009

Bossi – Fini: attrito nella maggioranza


di Martina Nasato

La crisi istituzionale in cui il Paese versa ormai da diversi anni, sembra si stia evolvendo in “confusione istituzionale”. Nello specifico: il Parlamento è spesso e volentieri scavalcato nella sua funzione legislativa; il Presidente della Camera, Fini, si comporta da Capo dello Stato, come garante della Costituzione rispetto alle scelte dell’Esecutivo; il Presidente della Repubblica, Napolitano, “fa l’opposizione”, o almeno da contraltare, invitando il Governo al confronto parlamentare; l’opposizione intanto organizza Feste Democratiche, con tanto di “gioco delle tre carte”: Bersani, Franceschini o Marino? Ora, con enorme sforzo di immaginazione, si lascino da parte scandali e scaldaletti che hanno coinvolto colui il quale si autodefinisce ormai il più grande statista italiano. La tensione dei rapporti all’interno della maggioranza parlamentare è innegabile. Lungi da me auspicare un divorzio politico fra Fini e Berlusconi, che sicuramente (per fortuna di quest’ultimo) non ci sarà. Eppure qualcosa che non va c’è, qualche attrito da appianare in tempi brevi fra Bossi e Fini. “Ognuno si suicida come vuole” è l’elegante commento del Senatùr alla proposta del Presidente della Camera di estendere il diritto di voto agli immigrati residenti nel nostro paese. Replica da Chianciano, Fini, intervenuto all’Assemblea degli Stati Generali dell’UdC (!), ricordando a Bossi che l’Italia ha anche dei doveri nei confronti degli immigrati. Dulcis in fundo, l’”esimio” parere di Gasparri, secondo il quale “Fini sbaglia quasi tutto” (sic!). Punti di vista. Il nodo della questione non è tanto chiedersi chi tra bossi e Fini la spunterà, quanto aprire gli occhi e prendere atto di come la maggioranza si spaccata da tendenze opposte e (sembra) inconciliabili. Inoltre, c’è da chiedersi perché su siffatte questioni, squisitamente politiche, il premier non intervenga. Ancora: strabuzziamo gli occhi davanti ad una possibile collaborazione fra Rutelli (Pd), Casini (UdC) e Fini (ex An, ora PdL), ipotizzata dallo stesso esponente del Pd. Infine, non si capisce perché tali argomenti vengano discussi sulle rive del Po o in un comizio di piazza o sulle pagine dei giornali, e non, come sarebbe di rigore, in Parlamento!

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