martedì 19 gennaio 2010

Il socialismo italiano tra mistificazione e apologia


di Martina Nasato
Sfogliare un giornale, guardare la TV in questi giorni significa, inevitabilmente, sentir parlare di lui. Oggi è il decimo anniversario della sua morte, avvenuta ad Hammamet, in Tunisia, dopo sei anni di latitanza, o, come preferiscono dire alcuni, di “rifugio politico”. Anche se parlare di rifugio politico per qualcuno che ha maturato una condanna pari a 24 anni e un mese di reclusione, è un po' come parlare di rifugio politico in Sud America per i gerarchi nazisti o, in giro per il mondo, per i mafiosi.
Si leggono mistificazioni storiche senza pudore, una per tutte pubblicata giovedì 7 Gennaio da un quotidiano locale, nella quale si accostava la figura di Craxi a quella di Garibaldi. Un paragone da far girare nella tomba l'eroe del Risorgimento, da far ghiacciare il sangue a qualsiasi italiano a cui sia rimasto un briciolo di sano senso patriottico. La “condanna a morte ignominiosa” alla quale fu condannato Garibaldi, citata dall'autore del suddetto articolo, non era certo frutto di indagini da parte della magistratura odierna, non nasceva da uno scandalo come quello che fu Tangentopoli. Garibaldi fu condannato perché, dopo il fallimento dell'insurrezione mazziniana in Piemonte, nel 1834, egli non fece ritorno a bordo della nave della Marina Sabauda sulla quale era arruolato. La sua latitanza venne interpretata come un'ammissione di colpa e fu avviato un processo in contumacia, dove lui, essendo assente, non poté difendersi. Per quanto riguarda, poi, i meriti politici riconosciuti ai due personaggi dalla Storia, il confronto per il segretario del PSI si fa ancora più impietoso: francamente, mi risulta difficile erigere un monumento alle intenzioni. Craxi aveva sicuramente ideali largamente condivisibili, il problema sta nei mezzi con cui questi ideali venivano perseguiti. “È il sistema che era marcio”, ho sentito dire. Ebbene, Craxi su quel sistema marcio costruiva la sua linea politica, salvo poi gridare in Parlamento “Basta con l'ipocrisia!”: tutti i partiti politici vengono finanziati. Quindi, tutti assolti? Mal comune mezzo gaudio? Non funziona così, e Bettino lo sapeva bene, tant'è che se ne è andato in Tunisia. L'articolo dei paragoni improbabili prosegue, fra mistificazione e apologia, citando anche l'anarchico Gaetano Bresci, che nel 1900 sparò al re Umberto I uccidendolo: il giornalista si chiede se è giusto che Carrara gli abbia dedicato un monumento e Prato una strada. Semplicemente, è diverso. Sottolineando il fatto che Bresci è stato, giustamente, processato per le sue colpe: è stato condannato a morte e ha pagato il regicidio con la vita. E per rispondere a chi ha dato voce all'autore di quell'articolo, Giuseppe Saragat finiva i suoi discorsi con “viva l'Italia, viva il socialismo”, ora l'Italia la vogliono corrotta e il socialismo se lo sono comprato dei faccendieri.

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