martedì 23 marzo 2010

Il Partito dell’amore


di Stefano Pietrosanti
La cosa più fastidiosa del guardare la piazza del PDL è la momentanea espressione contratta sul volto del caudillo quando scende dal palco. L’espressione simbolo della morte del conservatorismo italiano. In un periodo di forte riflusso e incertezza, in cui teoricamente proprio governi conservatori moderati - basti vedere la Merkel con tutti i suoi limiti – tendono a dare le risposte richieste dai vari popoli dell’Occidente, noi ci troviamo senza un solo partito conservatore rappresentativo in tutto il nostro agone politico. Con il riunirsi di quella piazza, in cui l’unica aspirazione politica sembra un vago peronismo, si celebra questo: l’aspirazione alla grande riforma, allo stravolgimento, all’arrivo di una sorta di carnevale perenne sorvegliato da un bonario padroncino alle cui domande retoriche il popolo è chiamato a rispondere con giubilanti sì o no. Da noi non c’è un partito conservatore, noi abbiamo il partito dell’amore. Non avere a disposizione serie forze conservatrici è grave, soprattutto in momenti di crisi, e ora faremo i conti con questo: sembra mancare a questo paese il senso di comunità, di radice e il gusto di riguardare con calma le foto di famiglia. Né siamo stati capaci di sviluppare un comune attaccamento che vada oltre la mera facciata per padri, nonni e parenti vari. Da questo discende lo scarso rispetto che abbiamo per noi stessi e quello nullo dimostrato giorno per giorno dalla nostra classe politica verso i propri elettori. Scarso rispetto che si estrinseca in pieno nelle manifestazioni di piazza – soprattutto in quelle della destra – con la ridda sempre irrealistica riguardo il conteggio dei partecipanti, con l’accettazione di bandiere e forze che si fanno portatrici di messaggi esplicitamente eversivi, con l’espressione contratta sul volto del caudillo. Una delle grande intuizioni di un nostro antenato, Mazzini, fu il riconoscere alla politica un ruolo pedagogico. Liberale, fu uno dei primi tra questi che approntarono idealmente l’apparato necessario a difendere liberalismo e libertà: l’associazionismo come motore di progresso e la vita pubblica come percorso di crescita educativa capace di rendere libero l’uomo che di per se, nella spaventata chiusura in se che gli è propria, libero non è. E l’unico maestro capace è colui che rispetta l’alunno, certo non chi sfrutta i suoi ben conosciuti difetti di natura per fascinarlo e asservirlo. Perché questo è, era e sarà Berlusconi: un cinico venditore che dispensa abbracci a casalinghe gabbate, in se profondamente schifato dalla mediocrità dei clienti, se non altro perché riconosce in questa la sua stessa mediocrità. Degno erede delle prime leaders del partito dell’amore, rimane un prostituto che di notte, finita la clientela, rimarrà nel letto a meditare con espressione contratta la sua solitudine.

2 commenti:

  1. Ottimo post, condivido al 100%.
    Uno dei problemi attuali, a mio modesto parere, è che non esiste più la politica, ma la comunicazione di partito, e laddove vi sia un imprenditore della comunicazione con evidente monopolio sulla stessa, ebbene esso prevale.
    Non solo questo, una classe politica corrosa, risultato di un processo distruttivo in corso già da troppi anni e dove chi si distingue è un pesce talmente piccolo da non poter rovesciare l'acquario.

    Io mi auguro che queste elezioni regionali possano darci un segno concreto sulla crisi che sta segnando la coalizione attualmente al potere.

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  2. Grazie mille del commento e della condivisione. Anch'io spero nelle elezioni regionali, ma comunque mi pongo un problema: ccetto la Bonino, e forse solo Mercedes Bresso, l'opposizione manca di personaggi in grado di dare una lettura di questa realtà, perché non si è mai concessa il dono della coerenza. Io spero che si evidenzi la crisi in questa coalizione, ma temo che non ci sia una forza organizzata in grado di approfittarne proprio perché, a forza di cianciare di fine delle ideologie, si sono dimenticati che le ideologie sono il motore della politica e senza un disegno non si attira nessuno; in ogni caso, credo che una cosa fondamentale da fare per venirne fuori, sia provare a leggere la realtà sotto un'ottica coerente e realizzabile, parlarne e tentare la pratica.

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