martedì 13 aprile 2010

The dark side of the Church


di Andrea Passamonti
Pongo subito una questione: come definireste un’ organizzazione che si pone al di sopra delle regole tanto da invitare i propri adepti a disattenderle, che discredita e attacca chi queste regole le rispetta, che vive nell’omertà sugli atti illeciti dei propri membri e che pretende di avere un’autorità morale superiore? Penso che nessuno avrebbe da ridire se la si definisse mafiosa. E nessuno potrebbe obiettare che questo comportamento è esattamente quello che la Chiesa Cattolica ha dimostrato di mantenere nel corso della sua storia, in particolare per quanto riguarda la delicatissima questione delle molestie commesse da diversi suoi sacerdoti ai danni di moltissimi bambini. Questo non significa che la Chiesa sia la nuova mafia, che commetta omicidi e chieda il pizzo. Semplicemente il comportamento tenuto dal Vaticano si addice più a un’associazione a delinquere che a un ordine religioso.
Sarebbe oltretutto sbagliato ammettere che il marcio del clero appartiene a tutti i sacerdoti che ogni giorno recitano la propria messa, ma allo stesso tempo bisogna saper affermare con decisione che i nuovi elementi che giornalmente vengono alla luce fanno riflettere sulla presunta supremazia morale della Chiesa Cattolica.
Per chiarirsi le idee è bene spiegare meglio di cosa stiamo parlando: quello degli abusi sessuali sui bambini è per la Chiesa un problema mai risolto e di cui si hanno prove documentate, ma è forse solo oggi che la questione va a toccare le più alte cariche del clero.
Le vicende che vedono implicati l’attuale Papa Ratzinger e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone risalgono ad alcuni anni fa, quando entrambi facevano parte della Congregazione della Dottrina delle Fede ricoprendo rispettivamente le cariche di Prefetto e Segretario.
L’attività di questa Congregazione, eretta nel 1965 semplicemente per «favorire gli studi volti a far crescere l’intelligenza della fede», inizia a venire alla luce quando, in una lettera ai vescovi del 2001, Ratzinger e Bertone dichiarano la competenza della Congregazione nei casi di molestie durante le confessioni, citando una disposizione segreta: il Crimen Sollicitationis. Questo documento datato 1962 regola le procedure da seguire nei suddetti casi, ma quello che colpisce è il carattere di segretezza di questa disposizione: «Nello svolgere questi processi si deve avere maggior cura e attenzione che si svolgano con la massima riservatezza e […] su di essi si mantenga perpetuo riserbo». Inoltre, chiunque avesse violato questa segretezza sarebbe stato immediatamente scomunicato dal Papa. Insomma, non è detto che si venga allontanati dalla Chiesa, ma chiunque facesse una pubblica confessione verrebbe immediatamente scomunicato.
E questo modus operandi è stato seguito alla lettera dalle diocesi come dai vertici del clero.
Lo scandalo del parroco di Milwakee che avrebbe abusato di oltre duecento bambini sordi senza mai essere stato rimosso, portato alla luce dal New York Times, è stato il più clamoroso forse perché riportato da una fonte così autorevole.
Il caso forse più inquietante di cui (per ora) si dispone, riguarda l’atteggiamento tenuto dal cardinale Ratzinger in uno dei casi di pedofilia. Siamo nel 1981 ad Oakland, in California, e un prete pedofilo richiede alla sua diocesi di tornare allo stato laicale. La diocesi rigira la domanda alla solita Congregazione guidata da Ratzinger: ci si aspetta una risposta rapida e decisa. Invece? Invece Ratzinger prende tempo e dopo cinque anni invia una lettera dove esprime la sua inquietante opinione: «Questo tribunale, sebbene trovi significativi gli argomenti in favore della rimozione, allo stesso tempo ritiene necessario considerare il bene del pentito insieme a quello della Chiesa Universale ed è incapace di fare luce sui danni che provocherebbe tra i fedeli il garantire questa richiesta».
Quello del garantire il bene della Chiesa è un atteggiamento che si ritrova spesso negli episodi di pedofilia all’interno del clero. Non c’è interesse al bene delle vittime degli abusi, ma solo a quello dell’apparato di cui si fa parte. Un atteggiamento perfido e deplorevole.
Un esempio di stretta attualità riguarda il servizio de Le Iene in cui un prete, dopo essere stato ripreso a molestare un ragazzo che si diceva minorenne, davanti all’inviato del programma che lo invita a confessare alla polizia o a un suo superiore l’accaduto, prima prova a giustificarsi non considerando grave la molestia, poi risponde con un calma sconvolgente che l’unica cosa che intende fare è pregare che il signore lo aiuti e lo accompagni nel ministero. E aggiunge: «Io ormai ho rimosso la cosa. Ho chiesto perdono al Signore, mi sono confessato». A dir poco inquietante. Ed è forse questo il male maggiore: se perfino i sacerdoti si sentono puri grazie a una semplice preghiera, indipendentemente dai reati commessi, allora figuriamoci i semplici fedeli.
Così in questo clima di indulgenza gratuita non c’è da stupirsi se mafiosi e camorristi hanno case piene di santini e crocifissi, né se c’è ancora chi difende l’atteggiamento del Vaticano sperando, forse, che la (s)vendita delle indulgenze salvi anche loro.
Ieri, con una nota, il Vaticano ha deciso, finalmente, che si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità. Resta da vedere se dietro a questa presa di posizione - che comunque non assolve la Chiesa per le sue negligenze - non si nasconda un altro documento segreto che prevede l’esatto contrario.

1 commento:

  1. Ho letto oggi l'articolo sul Vaticano e vorrei aggiungere una "perla" del Cardinale Ersilio Tonini, in riferimento alla trasmissione sui preti pedofili di "annozero", dove è stato mandato in onda un documentario della BBC.
    Alla domanda al suddetto Cardinale:"E' giusto che la Rai trasmetta l'inchiesta sui preti pedofili?", è apparsa la seguente indegna risposta sul
    settimanale "Gente":"RISPETTIAMO LA LIBERTA' DI POTER TRASMETTERE UN DOCUMENTO DI QUESTO TIPO, MA ALTRETTANTO DEVE ESSERE RISPETTATA LA LIBERTA' DI CHI CRITICA QUESTA SCELTA. QUESTO DELLA PEDOFILIA E' UN TEMA MOLTO SERIO, CHE ESIGE OBIETTIVITA' E IMPARZIALITA'. IO NON HO VISTO QUESTO DOCUMENTARIO, MA, DA QUEL CHE HO LETTO, NON CREDO SIA UN'OPERA OBIETTIVA E ATTENDIBILE, BENSI' PARZIALE, E, TRASMETTERLO SENZA LA POSSIBILITA' DI UNA RETTIFICA O DI UNA REPLICA, MI SEMBRA SCORRETTO. DI CERTO MI CHIEDO QUALE SIA LO SCOPO DI QUESTA OPERAZIONE DELLA RAI. QUALI SONO LE INTENZIONI DI CHI LO VUOLE TRASMETTERE? IN QUESTO MOMENTO STORICO ASSISTIAMO AD UN ATTACCO GENERALIZZATO AL CLERO E ALLA CHIESA, NON POSSO ESIMERMI DAL PENSARE CHE ANCHE QUESTA DECISIONE RIENTRI IN UNA STRATEGIA POLITICA BEN PRECISA. UNA STRATEGIA IL CUI FINE E' GETTARE DISCREDITO SULL'INTERA CATEGORIA DEI SACERDOTI. PERCHE' NON SI E' FATTO UN DOCUMENTARIO SUI PEDOFILI CHE ESISTONO IN ALTRE CATEGORIE, COME GLI AVVOCATI O I MEDICI?"
    Quest'ultima frase mi ha fatto inorridire !!!!

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