martedì 20 luglio 2010

Herbert D’Ambrosio: L’arte di essere


di Matteo Napolitano
L’arte è la materia delle emozioni ed è estremamente stimolante cercare di comprenderla, nel nostro piccolo, dalle parole e dall’esperienza di chi ci dà modo di fruirne e di “usufruirne” per la vita di tutti i giorni. Herbert D’Ambrosio è nato a Roma il 28 giugno del 1955 e già da giovanissimo manifesta una certa attitudine all’arte, nel suo caso la pittura, che approfondirà con gli studi al liceo artistico e soprattutto nella bottega dello zio Andrometti Remo, maestro nella lavorazione del bronzo. Il suo percorso artistico è in continuo crescendo e le sue opere vengono attualmente apprezzate oltre che in tutta Italia anche in Portogallo, Svezia, Germania, Grecia, Olanda, Giappone e negli Stati Uniti.
Quando e come si è avvicinato all’arte e in particolar modo alla pittura? Ha o ha avuto artisti di riferimento?
Non c’è un vero e proprio inizio, c’è stata solo continuità. Abitavo a Trastevere a Roma e sulla strada parallela a quella su cui si trovava la fonderia di mio zio (Remo Andrometti ndr) c’era via San Francesco di Sales dove era situata la succursale del liceo artistico di via Ripetta, ed era questo l’unico modo per farmi studiare per cui, facevo lezioni al liceo artistico ed andavo a lavorare il bronzo dall’altra parte. Non ho mai avuto influenze vere e proprie, l’unica mia influenza è stata la materia poiché lavorando la cera persa, lavorando quindi il bronzo, anche il lavoro con il pennello è divenuto continua ricerca, sento sempre il bisogno di “toccare” e di sentire ciò che dipingo. Certo è anche vero che avendo avuto contatti con artisti provenienti da tutto il mondo, in maniera genuina, ho imparato moltissime tecniche. Insomma ho imparato perché me lo sono trovato dentro questo spirito, non c’è un vero inizio ma un percorso di continuità.
La fantasia fanciullesca delle sue trame pittoriche ed il ricorso a figure armoniche deriva quindi direttamente dal suo modo di intendere la pittura?
Allora, da quando è nato mio figlio il mio stile è molto cambiato, queste trame sono il frutto di un’evoluzione psicologica, questo, hanno detto le persone che mi hanno conosciuto nel corso degli anni, è il mio vero modo di essere e di dipingere. Prima ero influenzato da molte variabili esterne, i galleristi che compravano, gli altri artisti che mi erano vicini, le altre opere e quindi ero condizionato, ricominciare è stato come rimettere in moto la macchina dopo l’avaria, ho lasciato un po’ tutto il passato alle spalle e mi è servito come esperienza per capire che ciò che faccio ora è quello che in realtà ho dentro da sempre.
Oggi è ancora possibile tratteggiare la figura del pittore?
Per me la pittura è ciò che realmente sei. Ci sono dei pittori che vanno in giro alla ricerca di cataloghi, biglietti da visita, depliant, per me il vero pittore è colui che fa questo mestiere non per farsi dire bravo o per arrivare, bensì per il solo gusto di dipingere, se poi arriva bene per gli altri non per lui, bene per chi lavora con i suoi quadri, al vero pittore personalmente non “jè frega proprio niente”!
Io sono così come vedi nei miei quadri.
Secondo lei è possibile avvicinare all’arte, a parte i bambini mossi da curiosità più genuina, giovani di età un po’ più avanzata e adulti?
Io in questo spazio (a Latinafiori ndr) faccio dipingere tutti, vengono anche persone adulte. L’altro giorno ho dato lezione qui ed è diventato un “macello” perché la gente è condizionata dal sentirsi dire che sono bravi e al se piace, deve per forza avere in ciò che fa dei riferimenti cioè, l’albero dev’essere con le foglie verdi, deve avere il tronco marrone, questo per dire che la gente non è pulita dentro, io invece gli do quell’input per rigenerarsi, arrivano ad un punto in cui non vedono più chi gli sta intorno e partono per la tangente. Ti dicevo, l’altro giorno una signora adulta ha sporcato tutte le scale e vai a dirle un attimo di pazienza, si era liberata di tutto è questo è qualcosa di meraviglioso. Noi viviamo una vita che non è la nostra, portiamo quel tipo di maglietta o quel tipo di scarpe perché ci viene imposto, noi non scegliamo mai nulla, prima ho visto una ragazza contenta per aver comprato delle scarpe di plastica a 180 euro ma non le aveva comprate perché le piacessero bensì perché le aveva uguali la sua amica. Allora io dico liberiamoci da questi schemi mentali e viviamo per ciò che amiamo veramente, aldilà del prezzo o della qualità esteriore. Viviamo in un periodo di dittatura subdola, senza figure, e dobbiamo imparare a coglierne gli spunti positivi, chi non è libero dentro però non vi riesce e non è più sé stesso.
In conclusione, ha qualche progetto per il futuro?
Ho una bella mostra personale a ottobre a Cagliari insieme ad una scrittrice che tratta le mie stesse tematiche. Faccio queste esposizioni combinate di modo che si possa creare un percorso di ricerca anche personale per il visitatore che in nessun modo deve essere condizionato, nel momento in cui tu parli lo obblighi ad ascoltare e inevitabilmente gli dai la tua chiave di lettura. Se qualcuno è interessato viene direttamente e chiede informazioni, succede anche per gli stessi critici, perché sennò quando vede qualcosa non la vede più con i suoi occhi ma la vede con gli occhi dell’altro che gliel’ha imbastita e quindi gli hai distrutto la fantasia, gli hai distrutto quello che aveva dentro, il suo immaginario insomma.

Per ulteriori info invito i lettori a visitare il sito: http://www.herbertdambrosio.it/
Le lezioni, o meglio, le esperienze di pittura con Herbert D’Ambrosio riprenderanno a settembre sempre a Latinafiori, se siete interessati accorrete numerosi.

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