martedì 31 agosto 2010

Il mare catarsi


di Claudia Giannini
Scese dalla navetta che l’aveva portata al mare. Attraversò la ghiaia con passi decisi. Con sé, solo una borsa di paglia colma di pagine.
Le famiglie che tornavano dal mare salivano sulla navetta. Lei faceva il contrario. Il mare lo raggiungeva in quel momento, sul calar del sole. Si addentrò nella pineta e, viaggiando tra i pensieri, percorse una stradina stretta. Si sentiva vuota, come una scatola che avanzava tra gli alberi per inerzia.
Giunse alla passerella che portava alla spiaggia. Si tolse i sandali e scese attraverso una duna. La spiaggia era segnata dai passi di chi era appena passato, segnata da vite sconosciute che avevano condiviso un pezzo di mondo.
Camminava lentamente, verso la riva. Si fermò solo quando l’acqua le bagnò i piedi.
Poi un gesto veloce, ma meticoloso.
La borsa a terra. Vuota. I fogli in mare, uno ad uno.
A quel punto si accovacciò, le ginocchia davanti al viso, le mani intorno alle ginocchia, il mento poggiato.
Guardò i fogli scorrere via, qualcuno indugiando, qualche altro veloce.
E pianse. Pianse dapprima piano, sibilando. Poi sempre più forte, stringendo i denti. A singhiozzi. Urlava quasi, le lacrime ormai le avevano bagnato completamente il viso.
Se le portò via il mare quelle lacrime, una ad una. Le prese in sé togliendole dai suoi occhi, come aveva preso quelle righe scritte su fogli ormai ingialliti dal tempo.
Solo il mare sapeva di lei. Solo il mare sapeva il suo segreto.
Il mare confidente. Il mare catarsi.

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