martedì 16 novembre 2010

Il peso della libertà


di Matteo Napolitano
E’ vero “la libertà comprende il diritto di avere torto”, come recitava un passo del romanzo di McGivern “La donna rubata”, e Aung San Suu Kyi ne aveva uno grande, enorme: quello di aver parlato di democrazia, di anti-militarismo, di pace.
Dopo aver trascorso gli ultimi vent’anni confinata, sabato Suu Kyi è tornata ad essere libera, è tornata ad essere donna e leader, il volto combattivo dell’LND (Lega Nazionale per la Democrazia) che con il suo fiore giallo tra i capelli, il simbolo della dissidenza in Birmania, è divenuta emblema universale di lotta pacifica contro i regimi totalitari e militari.
L’attività del partito di cui detiene la leadership è però purtroppo fortemente contrastata nella neonata repubblica di Myanmar, lo dimostra il fatto che vige una fittizia legge elettorale la quale prevede che i partiti registrati non possano avere esponenti con precedenti penali, chiaramente questa specificazione va a “tagliare fuori” ogni tentativo di contrasto dell’LND e i risultati elettorali, se così possono essere denominati in quanto semi-plebiscitari, dimostrano la forza degli “ufficiali” e dell’ “Unione della solidarietà e dello sviluppo” che, nella tornata elettorale del 7 novembre, hanno “conquistato” circa l’ottanta per cento dei 1159 seggi delle tre camere.
Persino Roberto Baggio è stato etichettato come “personaggio scomodo” ed inserito nella lista nera del regime di Naypyidaw, non a caso il “divin codino” dopo aver ricevuto il “Peace Summit Award 2010”, prestigioso premio consegnato dai nobel per la pace a Hiroshima, ha lanciato un messaggio ad Aung San Suu Kyi esortandola a continuare nel suo audace cammino di autodeterminazione; c’è da dire anche che forse la giunta, tifosa della squadra della capitale, teme l’acquisto di Baggio da parte del temerario e inossidabile Real Mandalay, squadra fortemente “offensiva” che con l’inserimento del campione italiano potrebbe insidiare il dominio della capolista.
Il peso della libertà, tornando seri, consiste nel fatto di doversi confrontare con la realtà, con i macigni degli odierni concetti di democrazia e rappresentazione distorti dall’ottica autoritaria e dall’occhio vigile di coloro che detengono il potere e di coloro che ne aspirano.

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