martedì 14 dicembre 2010

Monicelli: “supercazzola” alla vita


di Matteo Napolitano
“La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena”. Parlava così Mario Monicelli raccontando i motivi che avevano spinto al suicidio il padre Tomaso, forse era un avvertimento, la descrizione ante litteram della sua ultima “supercazzola” al mondo, lo stesso mondo che il 29 novembre lo ha visto volare da una finestra dell’ospedale San Giovanni di Roma, stanco di un’esistenza che non lo vedeva più protagonista.
Parlare di Monicelli e del suo modo di fare cinema significa parlare non solo di commedia all’italiana ma di un universo costellato di personaggi ironici e grotteschi, quale “Il marchese del Grillo” splendidamente interpretato da Alberto Sordi, di situazioni paradossali, come quelle create dal gruppo Mascetti & co. in “Amici miei”, di impegno politico e sociale, ben visibile nel capolavoro “I compagni”, e in generale di una visione estremamente dinamica dell’essere umano, possiamo ben dire in questo caso “ripreso” da diverse angolazioni.
L’irrefrenabile anticonformismo, il suo allinearsi politicamente con idee “di sinistra”, il suo senso di democrazia e il suo continuo rivolgersi agli”ultimi”, agli emarginati, lo portarono molto spesso a scontrarsi con il mondo accademico, con la parte conservatrice del cinema italiano, infatti lui stesso raccontò, ad esempio, in un aneddoto, che la direzione generale della cinematografia lo fece convocare perché scioccata dal fatto che, nel suo film “Guardie e ladri”, aveva messo in evidenza i problemi comuni che vivevano il ladruncolo da quattro soldi e la povera guardia.
Il regista viareggino vanta nella sua lunghissima carriera più di sessanta pellicole, oltre ottanta film da sceneggiatore e numerose onorificenze tra cui due leoni d’oro al festival di Venezia, tre premi come “miglior regista” al festival di Berlino e una nomination al prestigioso premio Oscar per “La grande guerra” nel 1960. Nel 2000 è entrato peraltro a far parte dei possessori della medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.
Spero che l’opera di Mario Monicelli continui a vivere nella memoria culturale di questo paese in modo coerente con il suo pensiero e le sue attitudini e soprattutto che non venga inutilmente e superficialmente vituperata da chi, sia in vita sia dopo la morte, non ha accettato e non accetta la sua particolare e lungimirante visione del mondo e della vita. Antani lettori antani!

Nessun commento:

Posta un commento