martedì 4 gennaio 2011

“La bellezza del somaro”: incontro con l’Altro Lacaniano


di Claudia Giannini
Non era un mistero che la coppia d’arte Mazzantini-Castellitto desse i suoi frutti migliori sul grande schermo. Il connubio d’amore e di professionalità si era rivelato geniale in “Non ti muovere” e oggi si riconferma vincente in “La bellezza del somaro”.
Il film, scritto da Margaret Mazzantini e diretto e interpretato da Castellitto, è nelle sale dal 17 dicembre. Un ventaglio di personaggi archetipici si interroga sulla vita, sul rapporto generazionale, sulla vecchiaia, sulla giovinezza e sui loro propri linguaggi. Bellissima l’ambientazione, studiati e caratterizzati fortemente i personaggi, quel tanto che basta per divenire simboli di uno stile di vita, di un’idea di vita, di un ruolo sociale.
In un’atmosfera realista e al contempo fiabesca, viene dipinto il quadro di una cultura moderna che, nel suo essere tale, non è priva di pregiudizio. Con un’ironia latente e raffinata, “La bellezza del somaro” mette a nudo i punti critici dei rapporti familiari e, più in generale, la difficile relazione con l’altro. L’Altro Lacaniano, che non a caso è citato nel film, inteso sia come individuo reale con cui scontrarsi, sia come Altro in senso lato, per definizione il Diverso, l’Altro da sé, tutto ciò che non rientra in noi, nella nostra cultura, nel nostro carattere, nelle nostre abitudini e personalità, nella nostra sfera personale.
Necessaria una lettura attenta per comprendere il senso del film, uno dei tanti che gli si possono attribuire, ricordando la lezione di Umberto Eco, e probabilmente consigliata più di una visione per leggere tra le righe. Per andare oltre la fotografia, i bravissimi attori, i dialoghi e la storia in sé e cogliere, grazie a tutti questi elementi, la riflessione profonda sul rapporto tra noi e gli altri, laddove i primi altri sono i nostri figli o i nostri genitori.
Dalla mia, la riflessione che sorge spontanea è: fino a che punto l’Altro è opposto a noi e fino a che punto invece l’altro è anche in noi stessi? Fino a che punto ciò che pensiamo esterno ed estraneo è realmente tale? Forse è possibile trovare un punto zero di coincidenza tra l’Io e l’Altro, il punto dello scontro, che può divenire dialettica costruttiva (e questo ben si evince dalle relazioni umane simbolicamente rappresentate nel film).
“La bellezza del somaro” forse è questo. È il somaro che sembra altro da noi, sembra fuori da noi, ma è anche in noi, fissamente presente, proprio come il somaro che domina la scena ed è onnipresente nel film.
Questa è solo una lettura, d’altra parte ogni arte si presta a molteplici interpretazioni. Per chiunque voglia riflettere su “La bellezza del somaro” , il film è proiettato al cinema Oxer e al Corso Multisala.

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