martedì 25 gennaio 2011

Unità di Pronto Intervento Circense


di Stefano Pietrosanti
Da mesi ormai viviamo col legittimo sospetto che il Presidente del Consiglio di questo paese passi le sue nottate in sollazzo con prostitute di bassa lega e con ragazzette sventurate; se questo non fosse sufficiente a stimolare l'indignazione, possiamo accendere la televisione e constatare il passo avanti fatto nel campo della guerriglia mediatica dagli scherani di Berlusconi. Dall’allusione, dall'omissione interessata, siamo passati alle "unità di pronto intervento circense".
Squadracce di personaggi prive di rispetto di se, ancor prima che degli altri e dell'ordinamento democratico, organizzano spettacoli di alto contorsionismo giornalistico, come la dubbia testimonianza di Ruby dal contritissimo Signorini, o performance istantanee, come il letterale assalto al treno inscenato dalla signora Santanché presso Annozero. Perché questo fanno, opera da esperti giullari, scenette da bassofondo, pianti, urla, rumoreggiamenti e giravolte da circo. Godi popolo, che sono arrivati gli effetti speciali! Questo sono, nient’ altro, le urla della Santanché che confonde con voluta sciatteria New York e Washington, dicendo a Zucconi “vedi che sei un giornalista da poco, infatti ti hanno mandato in America”, cose palesemente senza senso. E poi giù a gridare che chi la guarda basito è un trombone di sinistra.

I tromboni di sinistra. Che vuol dire? Vuol dire mutare in spregio ciò che spregio non dovrebbe essere, d’altronde, chi sono i tromboni di sinistra? Facciamo un identikit: benestanti ma non ricchi, abituati per convinzioni personali e tradizioni acquisite a considerare sacri quei fragili idoli che sono la morigeratezza, il rispetto della cosa pubblica, ciò che è riassumibile nel pur relativo concetto di “buon gusto”. Allora si vede facilmente che è solo un mascheramento, un effetto speciale, etichettare come “di sinistra”, tutto questo. Non è sinistra, è un assieme di valori pre-politici in un sistema democratico-liberale, valori anche un po’ conservatori, in quanto facenti parte di quel basamento di regole comuni necessarie a conservare le forme e la sostanza degli ordinamenti nati dalle rivoluzioni democratiche europee. Perché è qui il punto: se indago, il mio schifo, la mia ripulsa, la mia rabbia per tutto questo non nascono da radici valoriali ascrivibili in qualche modo alla sinistra, al progressismo europeo di cui mi sento convinto sostenitore. Ciò che per primo si rivolta in me e da parole al mio ribrezzo è più profondo, è un assieme di sentimenti, di sensazioni da conservatore, intendendo la parola nel senso proprio del termine, riferita ai valori che penso dovrebbero essere acquisiti in una comunità retta da una Costituzione repubblicana.

Io sono di sinistra, ma nell’oppormi a questa nauseante azienda circense, mi sento meglio descritto da un termine coniato dal grande francese Edgar Morin: droitier-gauchiste.

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