martedì 8 febbraio 2011

Necrologio Comunista


di Pierpaolo Capezzera

Pochi giorni fa, precisamente il 3 febbraio, è caduto l’anniversario ventennale dello scioglimento del Partito Comunista Italiano e, nello stesso tempo, si è pianta la morte della sinistra italiana. Infatti, dopo due anni di disquisizioni scaturite dalla caduta del Muro, la cosiddetta “Svolta della Bolognina” ebbe luogo, generando la prima grande scissione dell’ala rossa italiana degli ultimi tempi: la nascita del PDS e del Movimento di Rifondazione Comunista. La storia, a partire dalle elezioni politiche del 1992, ci insegna poi come questa azione abbia portato ad un calo dei consensi sempre maggiore, dovuto all’abbandono dei caratteri peculiari dell’allora PCI (che ricordiamo come il maggior partito comunista d’Europa e tra i maggiori nel mondo), in concomitanza con la degradazione della classe politica. Del resto, credo sia lampante la differenza abissale tra una figura come Berlinguer e una come D’Alema. Personalmente, quindi, giovedì scorso ho pianto la morte del sogno di un Paese libero, specie in un momento politico tragico come questo, tra puttane e barzellette internazionali. Il mondo sta entrando in guerra con l’oppressione, a partire dalle nazioni più in crisi, dove si lotta per un tozzo di pane. E l’Italia è dormiente, non ha più un punto di riferimento nella lotta al potere tiranno: gli eredi del pensiero comunista italiano, i discendenti di Gramsci, si interessano più a screditare l’avversario politico che a fare quello che i suoi “avi” han sempre fatto. Nulla di anacronistico in ciò, non mi riferisco alla lotta del proletariato, ma alla reale spinta del PCI: star vicino, essere il punto di riferimento per tutti coloro che non hanno i mezzi o le capacità per gestire da soli situazioni che vanno al di là di un singolo uomo. Ma, del resto, il partito nelle scorse elezioni si è espresso in modo solenne: “Noi non siamo il Partito dei lavoratori”. Considerando che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, direi che non è una cosa di cui vantarsi.

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