domenica 20 marzo 2011

Bye bye, Novecento


di Martina Nasato

Un fortunato spettacolo teatrale di Corrado Guzzanti, datato 1998 e intitolato, eloquentemente, “Millenovecentonovantadieci”, dipingeva il Novecento come un secolo talmente fallimentare da aver bisogno dei “tempi supplementari”. Partendo da quell'idea, il 2011 dovrebbe segnare la fine reale del Novecento. E forse è davvero così. Un secolo che è andato accartocciandosi su se stesso, partendo dal rilassato splendore della “Belle epoque”, all'appiattimento e all'omologazione della cultura e dell'identità, piegate ad una spersonalizzante economia globale, passando per rovinose guerre, ideologie insane e radicalizzazioni. Il mondo occidentale ha avuto bisogno di un ulteriore decennio, per così dire, di riflessione. Ora, finalmente, il nuovo secolo, il nuovo millennio hanno avuto ufficialmente inizio. L'uomo ha una nuova percezione di sé, ha più facilmente accesso alla cultura, ha nuovi stimoli. Ha coscienza del suo potenziale e spesso anche i mezzi per esprimerlo. È avvenuto quello che la globalizzazione non aveva previsto: gli uomini sanno, hanno modo di sapere. È nata l'epoca del “wiki”, della condivisione di dati e informazioni. Eccolo il famigerato “Millennium Bug”: la globalizzazione non ha omologato, bensì ha unito, e quelli che dovevano cadere nella rete, sono diventati rete loro stessi. Così accade che il popolo cinese dia il via alle “passeggiate del gelsomino”, manifestazioni silenziose contro uno degli ultimi e dei più bui regimi dittatoriali, e lo fa usando il simbolo della rivolta tunisina: il gelsomino, appunto.

Dall'Europa, all'Africa, all'Asia corre il filo della protesta. I regimi dittatoriali (tipici del Novecento) cadono uno dopo l'altro, l'economia capitalista è implosa, la democrazia è ormai una forma vuota a contenuto variabile, un'ideologia più che una realtà.

Il nuovo millennio è iniziato sotto il segno della rivolta, della cultura e delle aspirazioni libertarie. È iniziato, come ogni altra epoca, con la difesa dello status quo, da una parte, e con un mondo nuovo che vuole vivere, dall'altra. Difficile sapere chi avrà la meglio e se i cambiamenti passeranno attraverso rivoluzioni o evoluzioni. Al momento possiamo solo dire: «Bye bye, Novecento».

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