martedì 1 marzo 2011

Libera testa in libero Stato


di Pierpaolo Capezzera

“Libertà va cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Questi versi del Purgatorio dantesco, riferiti a Catone l’Uticense possono essere l’emblema di quello che sta accadendo nell’Africa Settentrionale. Queste rivolte, che, in pochi giorni, stanno cambiando l’assetto politico del Mediterraneo e condizionando il mondo intero, sono diverse rispetto alle grandi rivoluzioni del passato e, in generale, all’idea tradizionale di “rivoluzione”. Infatti, ad armarsi e a scendere in piazza sono i giovani universitari e i loro professori, cioè quel mondo colto che, grazie all’istruzione, ha avuto gli strumenti culturali e tecnologici che gli hanno permesso, aggirata ogni censura, di leggere ed interpretare la realtà, andando oltre la falsificazione dei regimi. I media hanno parlato di una rivoluzione “informatica”, ossia di un’organizzazione della rivolta tramite i vari canali della rete, quali social network, blog e siti costruiti ad hoc, cosa che avrebbe permesso di creare una grande vastità di interconnessioni tra la popolazione. Ma è chiaro che non è così e che, dati alla mano, la rete ha avuto un ruolo, ma non certo determinante. Ciò che, invece, è stato a mio parere fondamentale, è che gli artefici delle rivolte di questi giorni sono stati spinti non solo, o non sempre, dalla necessità di “riempire la pancia”, ma anche e soprattutto da motivazioni più profonde: la lotta alla corruzione (che in quei Paesi è pari a quella italiana), la volontà di decidere il proprio destino e, più in generale, il desiderio di una libertà vera, e non del suo surrogato “regalato” dai regimi. Questo tipo di rivoluzione, una vera rivoluzione culturale, può essere paragonata al platonico “Mito della caverna”, contenuto all’interno della Repubblica: secondo il filosofo ateniese, infatti, l’uomo sarebbe come uno schiavo incatenato all’interno di una caverna, con il viso rivolto al fondo, e tutto ciò che vede e percepisce non è altro che il riflesso, l’ombra di ciò che è reale, che sta e vive al di fuori dell’antro, ma che lascia una sua proiezione sul fondo della caverna. Sta al filosofo, l’uomo saggio, liberarsi delle sue catene ed uscire fuori, conoscere la verità. All’inizio sarà folgorato dalla luce, troppo forte per i suoi occhi abituati alle tenebre. Ma, una volta superato questo ostacolo, egli vedrà la realtà per quella che è. Giunto a quel punto, il suo destino sarà quello di rientrare nella caverna e cercare di liberare gli altri uomini, che però non gli crederanno e resteranno nell’oscurità e nell’ignoranza del Bene. Speriamo che questa rivoluzione, che questi “illuminati”, non facciano la stessa fine, ma che riescano a rompere le catene della menzogna e a giungere, uniti, alla conoscenza dell’Uguaglianza e della Libertà.

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