martedì 22 marzo 2011

Panettone prematurato (con scappellamento a destra)


di Pierpaolo Capezzera

Chi non conosce la celeberrima trilogia italiana “Amici Miei”? Pochi, credo. L'opera, partorita dalla mente di Mario Monicelli, è oramai diventata un cult del cinema nostrano, grazie a frasi storiche (come la “supercazzola” del conte Mascetti, alias Ugo Tognazzi) entrate ormai nel linguaggio comune. E come dimenticare le “zingarate” che i nostri cinque amici andavano compiendo di volta in volta, prendendosi gioco del malcapitato di turno? Insomma, una pellicola da conservare gelosamente, e da mostrare ai nipotini, in ricordo dei bei tempi in cui il cinema faceva ridere con poco, ma quel poco era opera del genio. Ebbene, sull'ombra del successo di questa pietra miliare del trash anni '80 (ma trash, in fondo, neanche troppo), la Filmauro ha voluto guadagnarci di più, passando il testimone (prima di Monicelli, poi di Nanni Loy) al regista Neri Parenti, autore del nuovo “Amici miei – Come tutto ebbe inizio”. Basta leggerne la trama e dare un'occhiata al cast per rendersi conto di come questo prequel altro non è che un bieco tentativo di utilizzare un nome celeberrimo della pellicola made in Italy per rifilarci l'ennesimo cinepanettone, senza però doverlo agghindare di luci natalizie e Babbe Natali in decolté. Questo prodotto ha ben poco a vedere con la trilogia originale: non basta, infatti, prendere cinque bischeri dediti al cazzeggio per giustificarne il nome; perché di certo un Panariello non sarà mai all'altezza di un Tognazzi, o di un Noiret, o di un Celi. Mi verrebbe da chiamarla pubblicità ingannevole, che tenta di rifilarti un bidone spacciandolo per un diamante, se non fosse che, purtroppo, la gente apprezzerà molto il film, essendo ormai assuefatta da tanta comicità spicciola. Non c'è più posto per “sblinde” e “terapie tapioco”, superate da tette e culi. Speriamo invece che al botteghino faccia il flop, e che venga denigrato e schifato “come se fosse antani”.

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