martedì 17 maggio 2011

Gli Stadio sono piaciuti più di Paola Turci?


di Martina Nasato

Giovanni Di Giorgi è il nuovo sindaco di Latina da qualche ora, e già si parla di possibili riconteggi e probabili ricorsi giudiziari. La stampa nazionale si concentra sui “fasciocomunisti” che hanno deluso le aspettative (ma le aspettative di chi?), il PD si dichiara comunque soddisfatto per i voti guadagnati in città. Contenti loro, contenti tutti. È finita qui? No, da qui si inizia.
Partendo dalle polemiche, a denti stretti, sulla dispersione dei voti. Come se davvero l'assenza delle liste di “Sinistra per Latina”, “Movimento 5 Stelle Latina” e “Alternativa comunista” avrebbe fatto guadagnare punti a sufficienza al candidato del PD. Si parla, a voce sempre più alta, di voto di scambio, di strani movimenti dentro e fuori i seggi. Ci si arrovella su quanto abbia inciso l'apparizione di Berlusconi, quel 13 maggio, a ricordare alla cittadinanza quanto Di Giorgi sia bello e bravo. Si pesano anche i grammi dei manifesti elettorali in più o in meno, di un partito e dell'altro. Forse che il concerto degli Stadio è piaciuto più di quello di Paola Turci? E soprattutto, i cittadini non ne hanno abbastanza di vivere in una città agli ultimi posti nelle classifiche nazionali per livello di vivibilità e di servizi? Non si sentono oltraggiati nel vedere candidati imprenditori, affaristi, e traffichini spesso in odor di corruzione? Evidentemente no. O meglio, sì. Perché alla fine si lamentano più o meno tutti. Ma il voto non è una questione di testa. No. È una questione di pancia. Non c'è nulla di razionale nell'elettore medio, che non può essere colpevolizzato in toto. Le singole persone a causa proprio del voto hanno perso lo stimolo (e forse anche la capacità) a esprimere le proprie opinioni. Il voto, infondo, è solo una delega, purtroppo, non a chi rappresenta il nostro pensiero, ma a chi ha un pensiero meno distante possibile dal nostro. E in una realtà politica perfettamente piatta da quindici anni a questa parte, in cui il nuovo non riesce ad attecchire, l'elettore medio dovrebbe porsi tante di quelle domande che alla fine preferisce non porsene nessuna. E vota il candidato che il 13 maggio gli ha permesso di vedere la più grande popstar italiana. O era un leader politico?

Nessun commento:

Posta un commento