mercoledì 25 maggio 2011

Latina: quando chi vota è “cliente”

di Matteo Napolitano

Sono passati pochi giorni dall’elezione di Giovanni Di Giorgi a nuovo sindaco di Latina ma l’aria fredda, di tensione e polemica, sembra proprio non volersi placare.
La città, come controprova alle sue giovani ma eterne contraddizioni, non conosce il voto politico, non ha una coscienza politica e come conseguenza non si può che constatare l’incapacità di avviare concreti processi di cambiamento.

Venerdì scorso, mentre Di Giorgi raccoglieva il testimone del commissario Nardone, gli esponenti delle liste sconfitte presentavano formale denuncia alle autorità competenti con contestuale richiesta di sequestro delle schede elettorali; le accuse elencate nell’esposto presentato presso la Questura e la Procura della Repubblica, a cui i “vincitori” sono chiamati a rispondere, sono estremamente pesanti poiché si parla di brogli avvenuti in corso di scrutinio, di voti comprati e di “baciamanisti” intervenuti in favore di chi questa città non voleva in nessun modo perderla.
L’elevato tasso di clientelismo dovrebbe seriamente far riflettere la cittadinanza tutta perché viene falsato in questo modo abietto il valore partecipativo della democrazia, la sua bellezza e con essa la prerogativa maggiore alla nostra libertà di singoli cittadini nei confronti delle istituzioni, il diritto-dovere, sancito costituzionalmente, al voto.
Non ho mai accettato, e non accetto, la superficialità di chi afferma che oggi come oggi la politica è fatta di soli favoritismi e di tornaconti economici di qualsiasi entità anche se la realtà sembra confermare in pieno questa visione così distorta. Guardandomi intorno e ascoltando le opinioni più diffuse mi sembra di vivere in un piccolo e mafioso paesino di pochi abitanti, mi è capitato di sentire ragazzi dire: “Non l’avrei fatto ma la promessa di un posto di un lavoro “sicuro” è troppo allettante” e questo mi ha sconfortato oltremodo, mi ha sconfortato sapere, anche indirettamente, che una persona di 25 anni, o giù di lì, ha già rinunciato a lottare per crearsi un futuro accettando il lurido compromesso di chi in campagna elettorale costruisce castelli di sabbia sulla debolezza di coloro che non hanno la possibilità di affermarsi con i propri mezzi.
Per non parlare degli extra-comunitari con diritto di voto, soggetti a particolari pressioni dirette e indirette (vedi Andrea Palombo al quartiere Nicolosi ndr) e impossibilitati a reagire a causa della precarietà delle loro condizioni di vita.
Tutte queste riprovevoli, e purtroppo reali, situazioni non fanno che confermare la terribile e quanto mai veritiera intuizione di Giambattista Vico per cui “i governi devono essere conformi alla natura degli uomini governati”e proprio da questa citazione sorge spontanea una domanda, a Latina, che razza di fecce umane siamo?

Nessun commento:

Posta un commento