martedì 10 maggio 2011

Leo Colucci consigliere? Se non ora, quando!

di Martina Nasato
Galileo Colucci, meglio conosciuto come Leo, è una persona nota a Latina per il suo impegno come Presidente provinciale dell'ARCI, la più grande associazione popolare italiana, che gli ha consentito di addentrarsi nella realtà sociale latinense e maturare esperienza nella promozione di partecipazione, cultura, arte.
La sua candidatura stupisce quanti lo conoscono dal momento che si tratta di qualcuno che ha sempre fatto politica dal “basso”, attraverso attività, eventi e iniziative a beneficio della cittadinanza, in special modo dei più giovani. Inoltre, non ha supporti economici e politici che gli permettano di portare avanti una campagna elettorale ai limiti dello stalking, come quella che stiamo vivendo in questi giorni. Quante possibilità ha, allora? Poche, indubbiamente. Ma sarà per lui una sorta di prova del nove dalla quale spera di poter raccogliere quel tanto che basta, in termini di fiducia e riscontro elettorale, per continuare ad avere gli stimoli giusti per continuare ad investire tempo ed impegno per il bene pubblico. Fin ad oggi, ha conosciuto e lavorato con tanti cittadini che, pur non avendo vera rappresentanza politica, dimostrano di avere la forza necessaria per creare un proprio cuore pulsante in un territorio che oscilla fra l'ostilità e l'indifferenza. Leo si definisce una persona passionale, responsabile e determinata. Su quelli che lui definisce “potenti della città”, però, non transige: da anni si spartiscono Latina come meglio credono, schiacciandola fra politica e interessi economici personali. Sono le stesse persone che stanno sbandierando il loro conflitto d'interessi sui manifesti della campagna elettorale, sbeffeggiando il cittadino. E si prendono la libertà e il gusto di farlo perché è il cittadino stesso a permetterglielo: superficiale, chiuso e sempre più egoista il latinense medio coltiva solo il suo tornaconto immediato, i suoi esclusivi interessi. Senza pensare che un domani qualcuno potrebbe avere interessi “più interessanti” dei suoi, e soffiargli tutti i benefici. La legge della giungla applicata alla politica. È anche per questo che Leo punta sul voto dei giovani, la generazione che si affaccia alla vita politica confusa e disgustata in partenza, ma che avrebbe l'entusiasmo e la freschezza per cambiare le cose a medio e lungo termine. Leo è un candidato atipico per Latina: basti pensare che i suoi slogan elettorali non sono i soliti motti, panegirici vuoti e inconsistenti, bensì frasi tratte da canzoni di Fabrizio De André. E chissà che per una volta la politica fatta col sentimento abbia la meglio sulla politica fatta col soldo. Tentare non costa nulla, si dice Leo, l’importante è non arretrare, non arrendersi. “Se non ora, quando?”

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