lunedì 6 giugno 2011

Ammaliata: orchestra popolare per coro di sei voci e tre seggiole

di Gio Marino

Prima di tutto sul significato del verbo “Ammaliare”: letteralmente vuol dire fare incantesimi, fare fatture a qualcuno per controllarne la volontà. In senso figurativo significa affascinare, sedurre qualcuno riducendone la libertà di pensiero e infine può assumere il significato di stregare, in questo caso un uomo.
Magia e superstizione sono i due punti cardine su cui si fonda l’intero spettacolo teatrale della neonata compagnia “Divano Occidentale Orientale” (fondata solo un anno fa) che ha saputo mettere distintamente in scena un percorso che ripercorre tradizioni e canti popolari mescolati tra loro per spiegare la “Malia”, ovvero il punto più alto della seduzione che si impossessa dell’essere umano fino a dominarlo completamente e fargli perdere la ratio.
“Ammaliata” perciò è colei che è stata completamente stregata da una forza quasi malefica che l’ha posseduta, provocandole disagi a livello psicologico e fisico(ansie e paure piuttosto che debolezze e cedimenti, io addirittura svenimenti). L’unico modo per togliere questo maleficio è praticare forme di scongiuro.
Lo spettacolo si apre così: tre sedie sulla scena, sedute vi sono tre beghine, gonne lunghe, fazzoletto in testa, tutto rigorosamente nero, che sono il ritratto di una tradizione tramandata oralmente dalla notte dei tempi, lì dove le radici sono ben salde e dove la religione assume contorni piuttosto essenziali. Recitano infatti rosari e nenie con insistenza, pronte a svolgere il loro ruolo di fattucchiere capaci di prevedere eventi futuri e togliere il malocchio.
L’ambientazione rende omaggio a profumi e tradizioni, elogiando il folklore e rendendo la storia ricca di sfumature comiche con alti picchi di parodia, legati indissolubilmente a un netto contrasto di tragedia intensa.
La superstizione è il filo conduttore della storia intera, che mette in risalto le vicende umane, denunciando uno stato di assoluta miseria e povertà.
L’appellativo “Ammaliata” viene dato ad una persona colpita dal malocchio per invidia a causa del suo fascino e della sua bellezza: entrano così in scena le tre megere, Sabè (Luigi Tabita), Carmè (Fabio Pappacela) e Ntonè (Maurizio Semeraro) che appunto si destreggiano al fine di togliere il malocchio alla giovane Gnè (Roberta De Stefano), colpita da occhi invidiosi mentre si accingeva ad accostarsi alla fontana del paese. Ancora, le tre vecchie si immischiano in una storia d’amore tra Raziè (Adele Tiranta) e uno spazzacamino povero da chissà quale futuro (Nelson De Abreu Do Santos). Toccherà infine a Gnè prendere il posto della megera Sabè, dopo la sua morte. Il tutto accompagnato dalle percussioni di Antonio Merola.
Lo spettacolo del registra di Castrovillari Giuseppe Bonificati è andato in scena il 30 maggio al teatro Quirino, inserito nel calendario della rassegna teatrale “Autogestito”.
L’Ammaliata, ha inoltre vinto la prima edizione di “Eti-Teatro del Sacro”.
E’ uno spettacolo coinvolgente e altrettanto brillante che merita di essere visto nell’appuntamento di luglio, a data da destinarsi.

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