mercoledì 1 giugno 2011

Latina: i detenuti iniziano lo sciopero della fame

di Claudia Giannini

Da qualche giorno anche i detenuti del Carcere di Latina hanno iniziato uno sciopero della fame, sulla scia dell’iniziativa che ha già coinvolto da metà maggio tra le altre, le città di Imperia, Sanremo e Perugia.
L’idea, neanche a dirlo, è stata lanciata dal Radicale Marco Pannella, che ha iniziato lo sciopero il 20 Aprile scorso.
L’obiettivo, nelle parole dello stesso Pannella “è la denuncia della terribile situazione delle carceri, con l'obiettivo di ottenere un'amnistia, provvedimento ormai indispensabile per far funzionare la giustizia, e l'istituzione di una commissione di inchiesta sullo stato della democrazia composta da accademici (almeno 13 sulla falsariga dei 13 che non giurarono fedeltà al fascismo)''.
In questi casi c’è sempre il rischio che, per difendere la democrazia, si finisca per danneggiarla. Mi spiego. Ci si trova davanti ad un problema e non si può fingere che non esista. Le carceri sono sovraffollate e le condizioni dei detenuti mettono a dura prova la dignità del nostro Paese. E su questo Pannella non sbaglia. La democrazia è anche questo, garantire condizioni di vita dignitose anche per coloro che hanno violato la legge. E ciò non avviene. Prova ne siano anche i  numerosi suicidi dei detenuti. In questi casi, si può dire che il sistema democratico ha fallito. La pena, da strumento legislativo di reintegro sociale, è divenuta strumento di esclusione non solo dalla società, ma dalla vita stessa.
Rispetto a questo fallimento della giustizia penitenziaria, viene da porsi delle domande e la risposta che ci fornisce Pannella, come molti altri che lo seguono in questa direzione, è una soluzione quantitativa. Ovvero, tramite amnistia, diminuire il numero dei detenuti e in questo modo ottimizzare il servizio penitenziario. L’indulto di qualche anno fa, è stato un tentativo in questo senso.
Ma è giusto, come sostiene Pannella, che per salvare la democrazia, se ne debbano mettere in dubbio i fondamenti?
Si può rispondere a un problema giudiziario pratico, logistico, con una soluzione che rischia di delegittimare la giustizia stessa?
Lo sciopero dei detenuti è degno di ammirazione e rispetto, laddove denuncia la situazione grave delle  carceri italiane. Il problema c’è e va affrontato. Ma siamo sicuri che l’amnistia, l’indulto, lo scendere a patti della democrazia stessa, siano una soluzione?

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