mercoledì 20 luglio 2011

Carlo Giuliani, ragazzo

di Martina Nasato
Carlo Giuliani aveva ventitré anni quando è morto, il 20 luglio del 2001. L'età che ho io oggi. A quell'età ti senti ancora abbastanza giovane per cambiare il mondo, ma sei già piuttosto incazzato per non esserci ancora riuscito. Puoi ancora permetterti di pensare al futuro, a cosa farai da grande, a cosa ti piacerebbe fare della tua vita.
Carlo Giuliani è morto dieci anni fa, ucciso in tanti modi diversi, tanti quante sono state le versioni a riguardo.

All'epoca non ero che una ragazzina e in pochi giorni imparai cos'è un G8, chi sono i black-bloc, e che la morte di un ragazzo può non finire mai. Tutti hanno una propria versione, tutti hanno un parere su tutto, tutti dicono la loro per giorni e giorni su ogni mezzo di comunicazione. E così un giorno Carlo muore per colpa di un sasso lanciato da un manifestante, e solo dopo si ammette che quel bossolo trovato accanto al corpo non apparteneva, come le forze dell'ordine avevano sostenuto nei primi attimi, a un lacrimogeno, bensì a un proiettile. Dapprima si disse che era stato sparato in aria e deviato da un sasso scagliato da qualcuno nella piazza. Poi si ammise che quel colpo era diretto sulla folla, forse a caso, nel mucchio.
Quel maledetto 20 luglio, Carlo Giuliani ha in programma di andare al mare (e infatti sotto la tuta indossava un costume), ma le notizie dei disordini, delle proteste, lo convincono a rimanere in città, a Genova, per dare manforte ai suoi compagni. Attorno alle 16 del pomeriggio le forze dell'ordine iniziano a caricare i manifestanti in Piazza Alimonda e nelle vie limitrofe. L'azione, ufficialmente intesa a prevenire attacchi da parte dei possibili contestatori, appare ancora del tutto ingiustificata, stante la documentazione video e fotografica in cui appare chiaro che non è ravvisabile alcun atteggiamento minaccioso da parte dei manifestanti. La carica parte, i ragazzi non hanno vie di fuga, l'unica è resistere. Nonostante la presenza di una Compagnia di Contenimento e Intervento Risolutivo dei Carabinieri e di di ben due Land Rover Defender, le forze dell'ordine non riescono a disperdere i manifestanti, e, temendone la reazione, battono una scomposta ritirata. Uno dei Defender non riesce a fare manovra e resta bloccato nella piazza. I manifestanti gli sono addosso, lanciando quel che capita: sassi, travi di legno, persino un estintore. A bordo ci sono tre carabinieri giovanissimi (il più grande ha l'età di Giuliani). È il panico. Si sentono due colpi di pistola. Giuliani si accascia, il Defender riesce a liberarsi ed esce dalla piazza passando per due volte sul corpo del ragazzo ancora vivo. Il carabiniere alla guida dirà di non aver sentito spari né di essersi accorto di essere passato su una persona, credeva fosse un sacco della spazzatura. Spazzatura. Uno dei tanti modi in cui nelle caserme vengono chiamati i manifestanti. Spazzatura.
Giuliani muore pochi minuti dopo il colpo ricevuto allo zigomo da un proiettile. All'arrivo dei soccorsi non c'è più nulla da fare: il corpo è già stato ampiamente “toccato” dalle forze dell'ordine, il cranio fracassato da quel famoso sasso, che si dirà lanciato da un compagno, un dito dietro cui nascondere la verità.
L'arma che ha sparato è la pistola di servizio di Mario Placanica, un carabiniere ausiliario che all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto ventun anni. Poco più che un ragazzino, che forse non avrebbe dovuto essere lì, perché giovane, inesperto, nel panico. È uscito di testa, avrà avuto paura. Ha tirato fuori l'arma. Perché se il carabiniere ha un'arma, allora può anche usarla. Deve usarla, sopratutto se si tratta di “spazzatura”, di “bastardi”, di “pezzi di merda”, come gli hanno insegnato in caserma. Placanica dichiarerà in seguito di essere stato accolto con entusiasmo dai colleghi, i quali gli avrebbero detto “Benvenuto fra gli assassini”.
Nessuno ha ancora fatto luce su gli ordini impartiti nei giorni dei “fatti di Genova” da parte di vertici militari e politici. L'allora Ministro degli Interni, Claudio Scajola, dichiarò, alcuni mesi dopo, di aver dato ordine di sparare sui manifestanti se questi avessero superato la zona rossa. Una dichiarazione che sconvolse l'opinione pubblica internazionale.
Nessuno ha pagato per quel che è successo. Chissà che direbbe Carlo oggi. Forse ci metterebbe in guardia da gerarchie politico-militari che approfittano delle manifestazioni per perpetrare vere e proprie violazioni dei diritti umani, nascondendo la violenza nel caos.
Mario Placanica è stato indagato per l'uccisione di Carlo Giuliani e poi assolto per legittima difesa e uso legittimo delle armi. Attualmente è in congedo, ma da più parti se ne richiede la riammissione in servizio, anche attraverso discutibili gruppi su Facebook.
A dieci anni di distanza è giusto tener vivo il ricordo di quel giorno.
È giusto che ci non c'era, o era troppo piccolo, sappia.
A Carlo sono stati dedicati film, libri, canzoni di artisti italiani e non. Racconti ossessivi e circolari di una vita spezzata nemmeno a metà, con un finale tragico e ancora oscuro.
Di Carlo Giuliani si è detto tutto e il contrario di tutto, eroe, martire, sovversivo, violento, simbolo della lotta, delinquente.
L'unica certezza è stata scritta da mani ignote sulla targa di marmo di Piazza Alimonda: «Carlo Giuliani, ragazzo».

14/10/2011: onde evitare incomprensioni, specifico che quando parlo di atteggiamento "non minaccioso" da parte dei manifestanti di Piazza Alimonda, mi riferisco ai momenti che hanno preceduto la carica delle forze dell'ordine. Proprio per questo anche la magistratura si è interrogata sul perché fosse stato dato l'ordine di attaccare, dal momento che la situazione era facilmente governabile.

6 commenti:

  1. solo una domanda per l'autrice: quando decidi di trattare un argomento prima raccogli informazioni o semplicemente credi che tanto l'ignoranza dei lettori ti consenta di scrivere cose senza il minimo fondamento?
    "..stante la documentazione video e fotografica in cui appare chiaro che non è ravvisabile alcun atteggiamento minaccioso da parte dei manifestanti.." i passamontagna, le spranghe, gli estintori, le pietre, i roghi... classico atteggiamento di chi non ha alcun atteggiamento minaccioso... un consiglio, la prossima volta prova a scrivere un bel romanzo, che la fantasia non ti manca.

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  2. Ciao, credo tu abbia frainteso quel periodo. L'atteggiamento dei manifestanti era "non minaccioso" PRIMA della carica delle forze dell'ordine.
    Grazie per aver letto il mio articolo.
    Martina

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  3. Vorrei capire qual'è e dove soprattutto tu abbia preso questo materiale fotografico e video. Risponderai che è disponibile in rete, e ti dirò che hai ragione ma forse una immagine tra queste basta per dimostrare che tu abbia mal interpretato il tutto. Per puro scrupolo la allego qui, insieme ad un piccolo stralcio della tua audace prosa.

    http://www.google.it/imgres?q=estintore+carlo+giuliani&um=1&hl=it&sa=N&biw=1440&bih=694&tbm=isch&tbnid=FG1vETM-oRboVM:&imgrefurl=http://www.avvelenata.it/g8/carlo.html&docid=4Ew_fHgChOgi2M&imgurl=http://www.avvelenata.it/g8/carlo4.jpg&w=600&h=388&ei=VMWaTs_tLdHHsgbt-PT2Aw&zoom=1&iact=hc&vpx=370&vpy=161&dur=1043&hovh=180&hovw=279&tx=88&ty=82&sig=105515964122989043155&page=1&tbnh=120&tbnw=185&start=0&ndsp=18&ved=1t:429,r:1,s:0

    "Quel maledetto 20 luglio, Carlo Giuliani ha in programma di andare al mare (e infatti sotto la tuta indossava un costume), ma le notizie dei disordini, delle proteste, lo convincono a rimanere in città, a Genova, per dare manforte ai suoi compagni."

    Lascio ad altri lettori il compito di riflettere, come ho fatto io leggendo le tue parole.

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  4. Ciao Fabio, il fatto che Giuliani indossasse un costume sotto la tuta è riportato in tutti i referti medici. E pensare che lì non avesse un gruppo, ma fosse uno fra tanti "cani sciolti" è ridicolo.

    Circa l'immagine, basare le proprie opinioni su di un fotogramma è estremamente pericoloso, perché l'opinione in realtà ti viene indotta. Neanche un video, a dire il vero, garantisce quella completezza delle informazioni (e delle sensazioni) che si avrebbe vivendo la scena in prima persona, ma di certo è più attendibile. L'immagine di Giuliani con l'estintore ha fatto il giro del mondo. Ma anche quella di Placanica con l'arma puntata ad altezza d'uomo.
    Non so se tu abbia ma sollevato un estintore, anche vuoto. Ha un peso non indifferente. Pensare che Giuliani, lanciandolo da quella distanza, avrebbe colpito la camionetta è un'assurdità.
    Ritengo che le più gravi responsabilità di quei giorni ricadano sui vertici delle forze dell'ordine, non su Placanica, che, come ho scritto, secondo me non era neanche in grado di fronteggiare una situazione del genere.
    Conosco le dinamiche secondo cui si svolgono questo tipo di manifestazioni, e credo di potere immaginare le intenzioni dei manifestanti nei riguardi della camionetta e di chi c'era dentro, perché erano stati caricati senza alcun motivo.
    Le forze dell'ordine hanno dimostrato tutta la loro inettitudine laddove anziché "prevenire" hanno "causato": una sottile differenza strategica che è costata la vita ad un ragazzo.

    Martina Nasato

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  5. Mi fa preoccupare ma allo stesso tempo gioire il fatto che tu riesca a svolgere una accurata analisi dinamica di un corpo in volo senza conoscere forze e
    Momenti applicati al
    Corpo (estintore) nonché densità del materiale (acciaio o alluminio , cambia tantissimo) nonché se l'estintore fosse pieno o
    Vuoto (non lo puoi sapere a meno che non fossi con lui o tu abbia svolto le indagini) ne tantomeno (cosa fondamentale) le condizioni iniziali (velocità e posizione) del corpo prima del lancio. Spero che la tua conoscenza della
    Dinamica di questo tipo di manifestazioni e della dinamica di un estintore in
    Volo non siano collegate.

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  6. Questo tipo di analisi non le ho certo svolte io :) sono atti depositati, anche facilmente reperibili.

    Martina Nasato

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