sabato 15 ottobre 2011

Indignados, 15 Ottobre 2011. La violenza di pochi non sporca il valore di tanti.

di Claudia Giannini
Io voglio parlare della manifestazione che ho visto con i miei occhi. Quella in cui non c’erano bombe carta, né feriti. In cui non c’erano volti coperti, vetrine rotte, bandiere bruciate.


Io voglio parlare della signora ultraottantenne con la bandiera rossa sulla spalla e il bastone per camminare, del papà col bambino legato sul petto e della mamma col passeggino. Degli studenti che ballavano avanzando nel corteo. Dei nonni che lottavano per il futuro dei nipoti e dei nipoti che lottavano per la pensione dei nonni. Dei ragazzi e delle ragazze “col libro in mano”, come cantava Vecchioni. E degli stranieri che avanzavano nel corteo insieme agli italiani. Delle maestre, degli operai, dei professori, dei lavoratori in nero e delle mamme senza asili. Dei precari e dei disoccupati coi panini portati da casa per risparmiare. E dei fidanzati che abbracciati lottavano per il proprio futuro.
Questa è la manifestazione di cui voglio parlare e sentir parlare. Perché a quest’ora della sera,quando restano solo gli spazzini a cancellare i resti di una giornata di cortei, l’indignazione si è duplicata.
Non è più rivolta solo verso le lobby dei potenti di turno. Ora l’indignazione è rivolta anche verso quelli che col volto coperto, sotto il nome di “black bloc” sono riusciti a sporcare di violenza una manifestazione pacifica, in cui i colori della pace sventolavano con orgoglio.
Erano centinaia di migliaia le persone che da Piazza della Repubblica avanzavano con consapevolezza politica e dignitosa civiltà. E solo poche centinaia quelle che avanzavano tra la folla con la violenza nelle mani, servendo su un piatto d’argento ragioni al Governo.
Diventa semplice, quando c’è l’alibi della violenza, condannare un intero movimento politico. Ora gli Indignados, per molti di quelli che non c’erano, altro non sono che i “delinquenti” della guerriglia di Piazza San Giovanni.
Quando invece, del Corteo di oggi, si dovrebbe ricordare il valore politico di protesta sociale pacifica.
Quello che è sceso in Piazza oggi a Roma, è uno spaccato di società. È quella parte di Italia che si è stancata di restare inerme di fronte a un Governo che a colpi di fiducia ha l’arroganza di ripresentarsi come legittimo e di fronte a un sistema economico, ahimè globale, in cui a pagare sono sempre i soliti noti.
È questa l’Italia indignata del 15 ottobre, in cui le frange estreme possono sporcare la protesta, ma non per questo rendere meno valida l’ondata di partecipazione politica che ha investito Roma.
Stavolta, di fronte a centinaia di migliaia di persone, sarà difficile parlare dei “soliti violenti”. E se Berlusconi, o qualche servo per lui, decidesse di trincerarsi dietro la scusa degli episodi di violenza di Piazza San Giovanni, dimostrerebbe per l’ennesima volta il patetico tentativo di eclissare le voci di protesta.
Io la manifestazione l’ho vista. L’ho vissuta. E di voci di protesta, pacifiche, ce ne erano tante. Tutte insieme. E sono sicura che non si spegneranno. No, stavolta non si spegneranno.

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