lunedì 10 ottobre 2011

Morti "bianche": quando la morte non è una fiction


Matteo Napolitano

Ieri, domenica 9 ottobre, ricorreva, in macabra concomitanza con la recente morte di cinque operaie a Barletta, la giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro.

Le morti bianche sono in assoluto le morti meno “chiacchierate”, non sono spettacolari e non offrono la stessa audience di omicidi da telefilm o meglio, di gravissime tragedie, familiari e non, banalizzate con dibattiti superflui e assolutamente vuoti di contenuti.

Nei primi nove mesi del 2011 sono stati dedicati alle morti bianche soltanto 32 servizi sul totale di quelli mandati in onda dai maggiori notiziari televisivi(Rai, Mediaset, La7), le morti bianche hanno occupato appena lo 0,1 % del totale (fonti: la Repubblica, Osservatorio europeo della Sicurezza), un dato vergognoso se si considera che nel solo 2010 si sono registrati circa 1000 casi di morte sul lavoro, il che significa circa tre lavoratori al giorno. Tre lavoratori al giorno e non si chiama strage, non si chiama tragedia.
A differenza della televisione e di altri mezzi di informazione, ho potuto constatare che la rete si è stretta molto intorno a questo tragico fenomeno raccontando le storie di questi lavoratori, uomini e donne di qualsiasi età ed estrazione sociale, moltissimi stranieri e, purtroppo, moltissimi lavoratori in nero. Ho potuto leggere di operai precipitati da 15 metri di altezza e ritrovati schiacciati sul terreno senza alcuna protezione, ho potuto leggere di operai travolti e uccisi dai propri strumenti di lavoro, ho potuto leggere di giovani inesperti che vengono lasciati a maneggiare materiali tossici senza la coadiuvazione di responsabili esperti e poi ustioni, lacerazioni e quanto di più terrificante si possa verificare sul luogo di lavoro e quindi, di vita.
Nella giornata di ieri c’è stato tutto il cordoglio delle massime cariche dello Stato nei confronti dei familiari delle vittime, alte riverenze da parte di Schifani e Napolitano, ma credo che le parole “istituzionali” possano dare un conforto solo effimero a chi è costretto, ogni giorno e non solo (forse) una volta l’anno, a ricordare la tragica morte di un parente o di un amico.
La vera battaglia va combattuta contro i responsabili sul piano della legalità, contro chi specula sulla vita umana e risparmia sulla sicurezza e sull’integrità della persona, va combattuta contro chi non permette di lavorare per la costruzione di vite migliori e di un paese migliore.
Spegniamo l’informazione becera e fallace, riaccendiamo la dignità e il rispetto.

Segnalo ai lettori l’indirizzo di un sito, che ho trovato molto interessante, in cui sono raccolte le testimonianze e le storie di molte vittime del lavoro: www.cadutisullavoro.it
   



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