lunedì 26 dicembre 2011

NOSTALGIA A MEZZANOTTE



di Diletta Di Paola


Le campane del Sacro Cuore di Montmartre rintoccano la mezzanotte, un’automobile venuta dal passato si ferma. Saliamoci su! Dimentichiamoci del secolo in cui viviamo, amiamo il passato e non torniamo più!

Facciamo un giro di danza con Pablo Picasso, Zelda e Francis Scott Fitzgerald, facciamo leggere il nostro romanzo a Gertrude Stein.
Gli anni venti del jazz e della Parigi illuminata dalle stelle del cinema, dell’arte, della letteratura, della festa e della malinconia.
E i nostri? I nostri anni sono nostalgici, amanti del “vintage”, del passato che diventa moda, che diventa migliore del presente. 
Rimaniamo imbambolati di fronte alla bellezza e alla naturalezza di un secolo che ormai non ci appartiene più.
Anche quando parliamo, magari per far colpo, magari per sembrare più intelligenti di quello che in realtà siamo, andiamo a pescare frasi di autori passati.
Restiamo legati a un qualcosa di irripetibile, senza pensare che è proprio il passato che ci insegna il presente.
E’ distruttivo rimanervi irrimediabilmente legati.
Qualche giorno fa sono andata al cinema e un po’ perplessa ho chiesto due biglietti per “Midnight in Paris”, l’ultimo film di Woody Allen.
 Non ero molto convinta a causa delle sue ultime commedie che ho visto tra cui “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”, scarno di quella che è la forza dei suoi film, ossia i dialoghi lucidi, dinamici e ironici che hanno fatto di commedie come “Prendi i soldi e scappa”, “Il dormiglione”, “Provaci ancora Sam” dei veri e propri capolavori di cinematografia.
Mentre ero lì seduta a guardare il film ho sentito la strana morsa che attanaglia lo stomaco ogni volta che si pensa al passato, come se avessi vissuto in qualche modo quell’epoca.
Ho sentito la nostalgia di un qualcosa che non mi è mai appartenuto.
Come è possibile questa cosa? Mi sono chiesta.
Forse perché in questo film al protagonista, interpretato da un inusuale Owen Willson, viene data una possibilità.
Arrivato a Parigi con quella che poi non sarà la sua futura sposa  preferisce alla discoteca una bella e coinvolgente passeggiata per le vie della “Ville Lumiere”.
Si perde e, stanco di girare a vuoto, si siede sulle scale che portano a Montmartre, le campane del Sacro Cuore rintoccano la mezzanotte insieme all’inizio di una stramba avventura.
Incredulo Gil vede di fronte a se un’automobile anni venti da cui si sentono schiamazzi e risa che lo invitano a salire.
Sale e viene catapultato insieme ai Fitzgerald ad una festa dove conosce Hemingway, non perde tempo Gil e chiede al grande scrittore di leggere il suo romanzo.
Con voce ed espressione austera Ernest gli dice che è meglio farlo leggere a Gertrude Stein, perché essendo scrittore lui stesso, rischierebbe di essere invidioso di alcune sue idee e quindi di farlo sbagliare.
Gil torna nel presente, a Montmartre per fare il modernissimo shopping con la sua fidanzata che pensa solo a quanto potrebbe essere bella quella poltrona nel loro appartamento.
Lui è annoiato, comincia a piovere e resta lì a bagnarsi nella felicità di quello che gli era successo la notte prima.
A lei non piace la pioggia e si rifugia in un taxi.
Gil torna sulle scale e puntuale a mezzanotte ecco ritornare ruggente la macchina del suo felice passato.
All’interno questa volta c’è  Hemingway che lo porta a casa di Gertrude Stein, lei è seduta sul suo divano nella stessa posa del famoso quadro di Picasso che la ritrae.
Lì conosce Adriana, musa ispiratrice degli artisti dell'epoca, resta ammaliato dalla sua eleganza e bellezza.
E’ tra questi due personaggi che avverrà la scena chiave di tutto il film.
Adriana confessa a Gil che le sarebbe piaciuto vivere nella Parigi di Toulouse Lautrec e dei grandi Impressionisti.
Neanche il tempo di finire la frase che si ritrovano in un’auto catapultati nella Parigi di fine’800.
Adriana vuole fare di quel passato il suo presente, ma Gil le dice che se quella fosse divenuta la sua realtà presto si sarebbe annoiata e un’altra epoca passata sarebbe divenuta il suo ideale di vita e così per il resto dei suoi giorni.
Ecco qui svelato il punto cardine di tutto il film.
Si vivrà sempre male nel presente se si continua a vivere nel passato.
Tutti in sala mi sembravano essere rimasti affascinati da  questa commedia, ho sentito un signore dire a sua moglie :”Vedi, anche a me piace stare sotto la pioggia!”e lei: “A me no!” e lui: “Allora me ne vado a Parigi!!!”.
Sono uscita dalla sala abbastanza soddisfatta e malinconica, forse perché, come ho scritto prima, si tende a idealizzare sempre un qualcosa che non ci è mai appartenuto.
Quindi concentriamoci sul presente e viviamo al meglio ciò che ci è davanti!






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